Storia dell’Abruzzo

Dal Paleolitico al Neolitico

L’uomo ha abitato nella regione dell’Abruzzo per milioni di anni. I primi abitanti erano probabilmente nomadi e sopravvivevano di caccia durante il Paleolitico (dall’età antica della pietra al 100.000 a.C.). L’estensione della loro presenza andava dalle valli alle montagne fino alla costa dell’Adriatico. Nel periodo del Neolitico (età nuova della pietra dal 10.000 a.C. a circa il 2.000 a.C.) esisteva un’economia agricola e si erano sviluppati piccoli villaggi, come gli insediamenti localizzati a Catignano (provincia di Pescara) e Ripoli (provincia di Teramo), e persino nelle colline intorno a Calascio.

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L'età del ferro

L’età del ferro (dal 1.200 al 600 a.C.) in Abruzzo diede inizio alla lunga storia della pastorizia che cominciò con l’arrivo della popolazioni dell’odierna Europa centrale, così come i popoli di origine asiatica. Si sviluppò una cultura basata sui settori dell’agricoltura e della pastorizia. L’età del ferro in Europa è stata riconosciuta come l’era in cui la creazione di armi, strumenti ed utensili per la coltivazione erano stati adottati per uso quotidiano.

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Ferro dalle necropoli dell’Abruzzo antico. Foto, www.beniculturali.it

I popoli del nord e del centro Italia

Le popolazioni umbro-sibilline includono i Volsci, gli Aequi, gli Umbri, i Marsi, i Vestini, i Frentani e i Sanniti. Essi parlavano dialetti simili al latino, l’umbro era parlato nel nord mentre l’Osco veniva parlato a sud, incluso l’Abruzzo. Le tribù dell’Abruzzo sono antropologicamente categorizzate come popolazioni “italiche”.

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Le tribù dell’Abruzzo

Le popolazioni italiche erano divise in tribù, l’area dell’odierna provincia dell’Aquila (dove si trova Calascio) era abitata dalla tribù dei Vestini (la mappa sulla destra mostra una divisione delle tribù regionali).

Le regioni dell’Abruzzo e del Molise possiedono reperti di armature in bronzo risalenti all’età del ferro. Piatti e recipienti per bere sono stati scoperti nelle due regioni presso siti funerari. La ceramica locale e il metallo risalente alle comunità dell’età del ferro del versante est della Campania e della costa dell’Abruzzo e del Molise mostrano come la loro cultura fosse resistente alle influenze esterne. Per ulteriori informazioni sui reperti è possibile consultare il libro, A Companion to the Archaeology of the Roman Republic.

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Clicca qui per ingrandire la mappa. © 2009 Guerino Anthony Buccella

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Il “Guerriero di Capestrano” è fatto di pietra calcarea e risale al 6° secolo a.C. Scoperto a circa 30 Km da Calascio, la statua è conservata al Museo Archeologico Nazionale di Chieti.

Le tribù dell’Abruzzo

Fuori dal paese di Montenerodomo, nella provincia di Chieti, si possono vedere i resti delle mura attribuite ad un insediamento italico.

I romani in Abruzzo

Le testimonianze archeologiche di epoca romana in Abruzzo includono: un teatro e un anfiteatro ad Arniternuni (Amiterno) vicino all’Aquila, i resti dell’insediamento Alba Fucens vicino ad Avezzano, il centro di Juvanum a Montenerodomo nella provincia di Chieti, il Santuario di Ercole Curino a Sulmona, Peltuinum a Prata d’Ansidonia (provincia dell’Aquila) e Corfinium, oggi Corfino (provincia dell’Aquila) costruito sulla via Valeria e un tempo capitale della Lega Italica. Altri resti archeologici del periodo romano sono stati ritrovati in Abruzzo nelle città di Teramo e Atri.

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Busto dell’Imperatore Tiberio “Claudius” Nero Germanicus che regnò dal 41 al 54 d.C. Museo Nazionale di Napoli. Foto, www.kunstkopie.nl

L’espansione romana in Abruzzo

I romani avevano costruito strade vicino all’Abruzzo e di conseguenza si svilupparono nuovi insediamenti, mentre le città già esistenti vennero allargate con la costruzione di terme, teatri, templi e altri edifici.

Lo svuotamento parziale del Lacus Fucinus (Il Lago Fucino) nell’attuale provincia dell’Aquila fece strada alla costruzione di uno sbocco artificiale, iniziato nel 41 d.C. per mano dell’Imperatore Claudio, che è stato funzionante fino al 6° secolo. Altre rovine sono presenti nell’area di Incile vicino ad Avezzano.

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Clicca qui per ingrandire la mappa.

Il Medioevo in Abruzzo

La caduta dell’Impero Romano nel 476 d.C. fu seguita dalla conquista dei longobardi (558-774 d.C.) che saccheggiarono quasi tutta l’Italia impadronendosi del territorio dell’Abruzzo e colonizzando i suoi insediamenti. Da un punto nell’Italia del nord i longobardi penetrarono a sud e fondarono ducati a Spoleto e Benevento. Durante il Medioevo il termine usato per riferirsi all’Abruzzo era Partum.

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Il Medioevo in Abruzzo: La conquista normanna

Nel 1000 d.C. i normanni (popoli nordici provenienti dalla regione francese della Normandia) avanzarono a sud e intorno al 1100 controllavano tutto il sud Italia (incluso l’Abruzzo) eliminando in questo modo il potere dei longobardi, i ducati indipendenti, l’occupazione bizantina e gli ultimi possedimenti degli arabi. I normanni misero tutto questo territorio sotto il Regnum Siciliae (Regno di Sicilia) composto da una popolazione che apparteneva ai normanni, ai greci bizantini, agli arabi, ai longobardi e ai siciliani. L’influenza normanna sull’Italia e sul Mediterraneo è vasta, partendo dal suo impatto sul cristianesimo, sulla lingua e l’architettura italiana fino ad arrivare all’educazione musicale dei nostri giorni. La dinastia normanna governò nell’Italia del sud fino a quando l’invasione germanica non la espulse nel 1194.

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Il Medioevo in Abruzzo: la città dell’Aquila

Nel 1233 Federico II (svevo-germanico e imperatore del Sacro Romano Impero) riorganizzò l’Abruzzo facendolo diventare un’area amministrativa con Sulmona come suo capoluogo. Nel 1254 il figlio di Federico, Corrado IV di Germania, fondò L’Aquila, la città fu completata nel 1266. L’Aquila si sviluppò come città commerciale e forniva provvigioni agli insediamenti nella valle e sulle montagne, costituendo un centro di impiego per la zona, che si basava sull’agricoltura. I pascoli delle montagne abruzzesi erano utilizzati in estate dalle greggi di pecore che fornivano la lana. Questa veniva portata ai mercanti all’Aquila dove veniva poi venduta in tutta la regione.

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Corrado IV di Germania nell’anno 1337

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Federico II, (svevo-germanico e imperatore del Sacro Romano Impero)

Il Medioevo in Abruzzo: la Chiesa

I monaci benedettini ebbero un ruolo molto importante in Abruzzo dal 11° secolo in poi. Testimonianze della loro presenza includono l’Abbazia di San Liberatore presso Majella, a Pescara, e la Basilica di San Pelino a Corfinio (provincia dell’Aquila). La città dell’Aquila era anche la sede della Diocesi cattolica dell’Abruzzo. Nel 1105 l’Abbazia di San Clemente a Casauria (provincia di Pescara) venne ricostruita sulle basi di un edificio sacro preesistente dal 871 d.C. Storicamente la Chiesa cattolica in Abruzzo ebbe un ruolo fondamentale nella trasformazione agraria moderna e nella crescita della popolazione nella regione.

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La Basilica di San Pelino a Corfinio (provincia dell'Aquila).

Il Rinascimento in Abruzzo: la dominazione spagnola

L’Abruzzo era politicamente all’interno del Regno di Napoli durante il Rinascimento. Nel 1442 il Regno di Napoli cadde sotto il controllo del Regno di Aragona (in Spagna). Il periodo aragonese durò fino al 1501 quando il re Luigi XII si accordò con il Regno di Aragona per dividersi i possedimenti del sud Italia. L’unione dell’esercito spagnolo e francese permise la sicurezza del regno ma successivamente furono gli spagnoli a prendere il controllo totale. La presenza degli spagnoli in Abruzzo è testimoniata da numerose fortificazioni presenti nella regione che furono costruite per importanza strategica, in quanto in quel periodo la Spagna doveva a sua volta proteggersi dalla Francia. Nel 1567, per esempio, gli spagnoli costruirono una prominente fortezza nella città dell’Aquila. La dominazione spagnola in Abruzzo durò fino al 1707 quando gli austriaci presero brevemente il controllo della regione.

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Fortaleza spagnola a L’Aquila. Costruita tra 1534-1567. Foto, Roberto Boni.

Il Rinascimento in Abruzzo: architettura e progettazione

La costruzione divenne più aperta durante il Rinascimento mentre elementi architettonici furono aggiunti a strutture medievali, come nel caso della chiesa dell’Annunziata a Sulmona. L’ascesa di famiglie nobili e prominenti diede il via alla costruzione di palazzi a Sulmona, L’Aquila, Popoli e Tagliacozzo. Lo stile del Rinascimento toscano era visibile anche in Abruzzo, alcuni esempi ne sono la Basilica di San Bernardino a L’Aquila che ricorda la Chiesa di Santa Maria del Fiore a Firenze; San Flaviano a Giulianova, nella provincia di Teramo, e Santa Maria del Tricalle nella provincia di Chieti.

Il palazzo della Santissima Annunziata fu costruito in diverse fasi a partire dal 1415 e fu completato alla fine del 16° secolo, venne utilizzato come ospedale. La chiesa vicina al palazzo ha tracce degli stili gotico, rinascimentale e barocco.

La Basilica di San Bernardino nella città dell’Aquila fu costruita tra il 1454 ed il 1472.
Il castello di Celano, nella provincia dell’Aquila, iniziato dalla famiglia Berardi nel 1392, fu allargato nel 1451 e nel 1463 Antonio Piccolomini ne completò l’opera.

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Il palazzo della Santissima Annunziata fu costruito in diverse fasi a partire dal 1415 e fu completato alla fine del 16° secolo, venne utilizzato come ospedale. La chiesa vicina al palazzo ha tracce degli stili gotico, rinascimentale e barocco.
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La Basilica di San Bernardino nella città dell’Aquila fu costruita tra il 1454 ed il 1472.
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Il castello di Celano, nella provincia dell’Aquila, iniziato dalla famiglia Berardi nel 1392, fu allargato nel 1451 e nel 1463 Antonio Piccolomini ne completò l’opera.

Il ritorno degli spagnoli e il breve regno di Napoleone

L’Austria aveva ceduto la Sicilia e Napoli alla Spagna nel 1730 ma il comando degli spagnoli finì con il breve regno di Napoleone Bonaparte (1806-1815). Durante questo periodo, la struttura civile sostituì il potere municipale della Chiesa cattolica abolendo inoltre anche il feudalesimo. Nel 1806 l’Abruzzo era geograficamente diviso in due sezioni: “Ultra I” aveva la città di Teramo come suo capoluogo mentre “Ultra II” aveva come capoluogo la città dell’Aquila.

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La dinastia dei Borboni e il percorso verso l’unificazione

La sconfitta di Napoleone nel 1815 riportò il controllo degli spagnoli ma questa volta era sotto le sembianze della dinastia dei Borboni. Gli stati papali erano stati restituiti al controllo del Papa e si assistette ad una fioritura della vita economica e culturale. Il periodo post-napoleonico ha rappresentato l’anello di congiunzione tra la fine della dominazione straniera e la nascita del Risorgimento che portò all’unificazione dell’Italia.

L’epoca dei Borboni portò all’insurrezione dell’Abruzzo e di altre parti del sud Italia. A Pescara, per esempio, ci fu la rivolta contro il governo borbonico quando nel frattempo una Repubblica Partenopea di breve durata fu eliminata nel 1799. Le rivolte anti borboniche si ebbero anche nel paese di Penne nel 1837.

La diffusa resistenza contro la dinastia borbonica si intensificò quando Giuseppe Garibaldi (1807-1882) invase il sud nel 1860 nel tentativo di unificare l’Italia. I Borboni combatterono presso il loro ultimo avamposto a Civitella del Tronto (provincia di Teramo) quando la fortezza della città si arrese all’esercito pro unificazione nel marzo del 1861.

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L’Abruzzo all’inizio del 19° secolo

A seguito dell’unificazione, Vittorio Emanuele II fu incoronato re d’Italia. Nell’era della post unificazione l’Abruzzo ricavò un considerevole territorio coltivabile quando il lago di Fucino, nei pressi di Avezzano, fu drenato. I lavori furono completati nel 1878 da Alessandro Torliona, un banchiere benestante che si assicurò la proprietà dei terreni come compenso per le sue spese.

Mentre l’Italia si adattava alla nuova era, la crescita e la prosperità fiorirono nelle aree urbane. Le città abruzzesi entrarono in un periodo di espansione culturale ed economica, al contrario nella campagna italiana per la classe operaia rimase il problema della disoccupazione e dell’assenza di mobilità sociale. La privazione nelle aree rurali fu esacerbata dalla fine dell’economia della transumanza dell’Abruzzo, la migrazione stagionale delle pecore, la cui lavorazione della lana apportava benefici all’economia. Mentre quest’ultima indietreggiava l’Abruzzo vide un’emigrazione di massa delle famiglie che cercavano una vita migliore in altre parti del mondo.

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Vittorio Emanuele II, re d'Italia

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“Lago Fucino”. Foto, Whitney Collection, 2003