Storia dell’immigrazione
L’andamento dell’immigrazione italiana verso gli Stati Uniti e il Canada è suddiviso in tre ondate e ciascuna ondata ha portato con sé un gruppo distinto di migranti. Qui di seguito potete leggere una breve storia di ciascuna ondata e del loro impatto su Calascio.
La prima ondata (1830-1895) vede la predominanza di lavoratori qualificati dal Nord Italia che si dirigono principalmente verso i centri urbani del nord-est degli Stati Uniti. Gli italiani in questo periodo lavoravano nel settore edilizio ed espletavano lavori artigianali di una certa abilità. I primi arrivi negli Stati Uniti si stabiliscono a Baltimora, Boston, New Orleans e New York. Intorno al 1880 gli immigrati italiani sono circa 300.000 negli Stati Uniti con altri 600.00 che arrivano intorno al 1890. Durante questo periodo il Sud America, in praticare l’Argentina, diventa un altro porto di entrata per gli italiani insieme ad altre nazionalità.
La seconda ondata (1900-1914) coincide con l’apertura della stazione di accoglienza di Ellis Island a New York. Quasi tre milioni di italiani arrivano negli Stati Uniti durante quest’epoca. La maggioranza è composta da paesani del sud che parlavano i dialetti regionali ed erano prevalentemente senza istruzione e senza abilità lavorative. Mentre un buon numero degli arrivi rimane negli Stati Uniti e in Canada, circa un terzo è itinerante, gli uomini celibi che rientrano in Italia vengono chiamati i ritornati. Le donne italiane sposate spesso restano in Italia mentre i loro mariti si avventurano oltreoceano per fare soldi. Alcuni mariti decidono invece di non tornare in patria abbandonando le loro mogli. D’altra parte, molte donne italiane emigrano in questo periodo anche se alcune di loro, dopo aver fatto un viaggio così arduo, non si trovano a proprio agio fuori dall’Italia e decidono di ritornare al proprio paese. In ogni caso, queste donne restavano in uno stato permanente da non sposate e venivano chiamate le vedove bianche.
Una terza ondata avviene nel periodo prima e immediatamente dopo la seconda guerra mondiale. Quest’ondata tendeva ad includere l’intero nucleo familiare rispetto ai singoli lavoratori. Molti emigranti fuggivano da condizioni politiche avverse prima della guerra e successivamente dalla devastazione dei loro paesi dopo la guerra. Parti di quest’ondata erano attratte dal boom dell’industria automobilistica e dell’acciaio degli U.S.A. e del Canada.
Perché sono emigrati?
Per centinaia di anni l’economia di Calascio si era basata sul commercio delle pecore e della loro lana. Le famiglie che possedevano delle pecore e/o terre da pascolo diventano facoltose e assumono regolarmente i pastori, gli agricoltori e i braccianti del paese. Verso la metà 1800 l’industria della lana in Italia inizia un lento declino e coloro che lavoravano per le famiglie dovevano andare altrove per cercare lavoro. Inoltre il sud Italia (incluso Calascio) va incontro ad un cambiamento sociale nel periodo che segue l’unificazione e questo, insieme ad altri cambiamenti in atto lungo tutta l’Italia, ha un effetto negativo sulla crescita della popolazione.
Secondo un censimento del 1863 la popolazione di Calascio era di 1.391 persone, non includendo diverse centinaia di residenti a Rocca Calascio. Di questi 1.391 vi erano 826 adulti e 565 bambini sotto i 16 anni di età. Due terzi della popolazione erano donne e questo rifletteva l’assenza di uomini, in atto in quel momento, che avevano lasciato il paese durante la transumanza (per svernare le pecore a sud dell’Abruzzo) o che avevano lasciato l’Italia per trovare lavoro altrove. Nel totale di 1.863 persone, vi erano 69 proprietari terrieri e 81 pastori a Calascio insieme ad un certo numero di panettieri e braccianti. Quasi tutte le donne in età adulta e giovani ragazze (un totale di 502) lavoravano come filatrici della lana. Contando tutti i bambini e gli adulti, solo 483 uomini risiedevano in paese permanentemente nel 1863, comprendendo solo il 34% della popolazione.
Qual è stato l’effetto?
A causa della continua emigrazione dall’Italia, Calascio perde una media di 45 residenti all’anno a partire dal 1888 (quando si iniziano a raccogliere dati sugli spostamenti) fino al 1900, quando la cifra annuale sulla perdita eccede le 100 persone. Dal 1898 al 1901 viene riportato che 469 persone lasciarono Calascio e molte di queste non sono più ritornate. Una volta che si smette la pratica della transumanza viene a mancare nel paese un’opportunità di lavoro a lungo termine per gli uomini. L’emigrazione aumenta rapidamente e la popolazione unita tra Calascio e Rocca Calascio cala del 42% dal 1901 al 1931 (da 1.938 a 1.119 persone) secondo i dati del censimento nazionale. Oltre ad un’abbondante offerta di lavoro oltreoceano, fuori dal paese ci sono possibilità di lavoro a L’Aquila, a Pescara e a Roma. Per esempio nel 1900, il paese limitrofo di Ofena accoglie centinaia di nuovi residenti grazie alla sua fiorente industria vinicola.
Alla fine del 1961 la popolazione di Calascio scende a 616 persone e nel 1991 arriva a 224. Nel 2017 la popolazione del paese scende a soli 134 residenti ma è un numero che riflette l’invecchiamento della popolazione contro l’attuale emigrazione.
I primi arrivi negli Stati Uniti
Mentre i Calascini avevano iniziato ad emigrare già all’inizio del 1880, con molta probabilità il primo paesano a stabilirsi permanentemente negli Stati Uniti fu Vincenzo Novelli S.J. (1829-1892), un gesuita missionario che era arrivato a New York nel 1871. Il frate Novelli andò a Las Vegas, nel Nuovo Messico e poi a Pueblo, in Colorado, dove lavorò tra le tribù dei nativi americani. I suoi nipoti lo seguirono, Giacinto Fulgenzi (1857-1932) e suo fratello Antonio Fulgenzi (1855-1921) immigrarono rispettivamente nel 1885 e nel 1887. Rimasero in Nuovo Messico fino alla loro morte. Domenico Contasti (1870-?) e sua sorella Luisa (1874-1899) raggiunsero i fratelli Fulgenzi all’incirca nello stesso periodo. I loro ultimi spostamenti ed i loro discendenti sono rimasti sconosciuti.
Un altro tra i primi immigrati fu Francesco Ciota (1850-1909) che si stabilì a Riverton, in Illinois, nel 1893. Ciota e sua moglie ebbero una famiglia numerosa in Illinois. Ciota iniziò dapprima a lavorare come minatore e finì per diventare sindaco di Riverton.
Da pastore a minatore
Durante la fine del 1890 e l’inizio del 1900, l’estrazione del carbone negli Stati Uniti attraeva gli immigrati europei alla ricerca di un lavoro che non richiedesse abilità. Gli uomini italiani fecero una traversata dell’oceano atlantico della durata di 10 giorni per assicurarsi l’impiego nelle miniere con l’idea di mettere da parte il denaro per sposarsi (in Italia) e di rientrare negli Stati Uniti per crescere le loro famiglie, oppure di guadagnare abbastanza negli Stati Uniti per ritornare in Italia e condurre lì una vita agiata. Nel 1896, una commissione americana sull’immigrazione stimò che gli emigrati italiani spedirono o si portarono a casa tra i 4 e i 30 milioni di dollari ogni anno, e “l’accrescimento visibile del benessere in alcune parti d’Italia può essere fatto risalire direttamente al denaro guadagnato negli Stati Uniti.”
Compra un mulo o compra un biglietto
La vita a Calascio, fino a dopo la seconda guerra mondiale, non era né facile né confortevole. Solo alcune case avevano l’acqua corrente prima del 1911, il che significava che molta gente del paese (soprattutto le donne) si mettevano in cammino la mattina presto per andare a prendere l’acqua che si trovava a molte ore di distanza. La maggior parte delle vecchie case in pietra erano fredde e avevano solo un focolare per riscaldare un’intera famiglia. L’elettricità era scarsa fino alla fine degli anni ’40. Le strade del paese erano fatte di terra compressa che si trasformava in fango a primavera e in inverno. Il cibo era appetitoso ma scarso in varietà. La carne scarseggiava e la gente del paese spesso aveva una dieta povera di nutrienti vitali. Senza medicine o cure mediche appropriate le epidemie erano comuni nella storia di Calascio portando come risultato a innumerevoli morti sia di giovani che di anziani.
A Calascio le donne sposate lavoravano in casa e accudivano i figli. Se erano nubili il loro lavoro era limitato a quello di contadina, di filatrice o cardatrice, solo per nominare alcune occupazioni. Se un uomo non era un membro della classe dei proprietari terrieri del paese non aveva molta scelta se non lavorare per i proprietari come bracciante, contadino o pastore. Calascio aveva qualcosa di simile ad una classe media e questi erano i campagnoli. Queste erano famiglie che possedevano una porzione del terreno coltivato ma non avevano le risorse per assumere dei lavoratori e quindi essi stessi si prendevano cura direttamente della loro proprietà.
Se un futuro emigrante risparmiava del denaro, e ci volevano molti anni per farlo, aveva la scelta su come usarlo, decidendo di rimanere al paese oppure di usarlo come fondo per iniziare una vita all’estero. La scelta per la maggior parte degli uomini in età da lavoro a Calascio era semplice: compra un mulo o un biglietto per l’America. Vincenzo Zara, un abitante di Calascio per tutta la sua vita, pronunciò questa frase quando fu intervistato da Calascio.com. Per esempio, nel 1906 un biglietto in terza classe da Napoli a New York costava in media $36, o circa $1.080 al giorno d’oggi. Zara aveva dei legami a Riverton, in Illinois, perché suo padre era nato lì nei primi del ‘900 e il nonno paterno di Zara guadagnò del denaro lavorando nelle miniere degli Stati Uniti. Decise quindi di ritornare con la sua famiglia a Calascio. Annoverato tra i ritornati al paese, la famiglia Zara è un’eccezione rispetto al modello di immigrazione di Calascio in quanto la maggioranza di chi riusciva a fare la traversata transoceanica non ritornava più.
Il declino dell’immigrazione italiana
In nord America durante la seconda guerra mondiale gli immigrati italiani (insieme ai tedeschi e ai giapponesi) erano considerati nemici stranieri. Ironicamente Ellis Island, il simbolo di accoglienza negli Stati Uniti, fu trasformato in un centro di detenzione per immigrati durante la guerra. Con il ritorno alla pace, gli Stati Uniti riaprirono le porte all’immigrazione e allentarono le quote di varie nazionalità. In Europa, il Belgio e la Francia diventano le nuove destinazioni per l’estrazione del carbone e anche i Calascini emigrano in questi paesi oltre ad andare per altre destinazioni in Sud Africa e in Australia.
Negli anni ’60, viaggiare con il transatlantico era diventato meno comune e gli emigrati italiani tendono ad arrivare alle loro destinazioni in aereo. Mentre gli immigrati di Calascio lavoravano storicamente nelle miniere, questo tipo di industria va in declino negli anni ’60 e come risultato la terza ondata di immigrati viene attratta dall’industria degli indumenti, dal commercio dei prodotti alimentari, così come dalla ristorazione e da una serie di altri commerci che alimentarono le economie mondiali dopo la guerra.
Oggi migliaia di discendenti dei Calascini immigrati vivono negli Stati Uniti e in Canada. Ogni generazione successiva deve il proprio successo agli antenati che hanno lavorato duramente prima di loro.